Domande Frequenti sulla Terapia
Perché rivolgersi alla psicologa o allo psicologo?
Rivolgersi alla psicologa può essere utile per affrontare:
• questioni mirate che possono riguardare decisioni da prendere, passaggi evolutivi (ad esempio, nascite, accudimento di genitori anziani), momenti di difficoltà/crisi (come conflitti all’interno della coppia o difficoltà scolastiche dei figli), problemi relazionali in ambito lavorativo.
• sintomi (ansia, attacchi di panico, disturbi alimentari, disturbi psicosomatici, abbassamento del tono dell’umore etc.)
• sofferenza più diffusa e meno definibile, sensazioni di stallo della propria esistenza
La consulenza e la terapia in ottica sistemica: come funzionano?
La domanda che muove alla richiesta di consulenza, che sia un problema, un sintomo o qualsiasi ragione di preoccupazione o sofferenza, viene intesa come una mappa da cui partire per esplorare il presente e il passato, immaginare il futuro e aprire nuove prospettive percorribili per riuscire a stare meglio.
In ottica sistemica, la consulenza viene fornita lavorando sulla relazione, sui contesti di appartenenza, allargando sempre più la visione delle cose.
È qualcosa che serve a esplorare, non tanto per ricercare le ipotetiche cause che, in una logica lineare, sarebbero all’origine di un problema, quanto per costruire insieme nuove possibilità alternative di avere a che fare con la propria storia, con le proprie risorse e con le proprie fragilità.
Quale terapia: individuale, di coppia o familiare?
Quando una persona, una coppia o una famiglia chiedono una consulenza, già alla prima telefonata vengono raccolte informazioni preliminari utili ad orientare l’incontro.
Se la problematica portata riguarda la coppia o il nucleo familiare, senza che ci sia una netta ed esplicita richiesta per una terapia individuale, già durante la telefonata può esserci un primo confronto per decidere insieme il tipo di consulenza più appropriato: individuale, di coppia o familiare.
Cosa succede nel primo incontro?
Nel primo incontro è molto importante esplorare la domanda di aiuto, perché è questo il punto di partenza per iniziare a progettare insieme al paziente delle ipotesi di lavoro.
Queste di solito riguardano proposte per trovare soluzioni ai problemi portati attraverso la presa in cura, ma possono anche prevedere l’invio a un collega o fermarsi alla consultazione.
Quanto durano le sedute e con quale cadenza si svolgono?
Le sedute individuali durano 50 minuti e hanno tendenzialmente una cadenza settimanale (soprattutto all’inizio) o quindicinale; quando sono più distanziate, talvolta propongo sedute più lunge (80 minuti). Ogni situazione verrà attentamente valutata con l’altra persona.
Le sedute di coppia durano 80 minuti e hanno cadenza quindicinale o mensile.
Lo stesso vale per le sedute di terapia familiare, più facilmente mensili. In ogni caso, questo intervallo tra le sedute serve affinché il lavoro fatto insieme possa avere il tempo di fare il suo corso in direzione del cambiamento.
Quanto dura la terapia?
La durata della terapia è variabile, può andare da qualche mese a un anno o più, e non è valutabile a priori, ma è sempre una valutazione congiunta da parte di terapeuta e paziente.
Durante il percorso, sarà mia cura proporre dei momenti di confronto in cui decidere insieme come proseguire.
Quando finisce la terapia?
La fine della terapia ha a che fare con l’idea di cambiamento che hanno il terapeuta e il paziente, e da come questa prende forma all’interno della relazione terapeutica.
Personalmente, non credo che il cambiamento sia un passaggio lineare tra un punto di partenza e un punto di arrivo desiderabile.
Penso, semmai, che il cambiamento abbia a che fare con la flessibilità, ovvero con la capacità di immaginare e costruire delle alternative utili per riuscire a stare meglio.
E penso che siano proprio queste le cose che ci possono aiutare quando abbiamo un problema, quando dobbiamo prendere una decisione o quando ci sentiamo senza via d’uscita.
Penso, insomma, che le possibilità di cambiamento ci siano, e possiamo imparare a costruirle.
E che questo sia il modo migliore per barcamenarsi tra gli accadimenti della vita e permettere che essa riprenda il suo fluire tra alti e bassi, non solo nonostante le inevitabili discontinuità, ma attraverso queste, di cui dobbiamo prenderci cura, affinché possano muovere verso nuove ristrutturazioni, restituendo allo sguardo tutta la complessità e la bellezza dell’esistenza.